venerdì 21 marzo 2014



In ritardo rispetto alla dicitura "Day One Edition" riportata in copertina, ma pienamente in linea col mood di questo blog, finalmente ho trovato voglia e tempo di giocare il terzo capitolo della saga horror-satirica di Capcom. Dico voglia perché, nonostante il buon ricordo del primo DR sull'allora giovane 360, il secondo capitolo lo mollai definitivamente dopo alcuni più o meno seri tentativi: niente, non mi prendeva, già il suo breve prologo mi aveva più che saziato. A riconferma di ciò, inizialmente non ho ceduto nemmeno al richiamo da titolo di lancio next-gen di questo terzo capitolo. Neppure la demo, scaricata e mai eseguita. E quindi? E quindi il consiglio del buon Gianluca, nonché la sua abilità commerciale, ha colpito ancora. Ci sono cascato in pieno e, devo ammetterlo, meno male! Perché, pur non essendo un prodotto perfetto, è stato per me strumento di forte godimento ludico, soprattutto per i cinque motivi qui di seguito:


  1. Engine grafico. Ok la risoluzione di rendering non è certo il top, texture, illuminazione e frame rate nel loro complesso sono più che discreti, ma non fanno certo inneggiare al miracolo tecnico. Però bisogna considerare quel che il motore riesce a muovere con le suddette discrete prestazioni: una quantità di zombi a schermo che, giuro, nemmeno nel The Walking Dead televisivo con gli episodi più gore. Centinaia se non migliaia di non morti alla volta, tutti creati proceduralmente, vari nei modelli, credibili nelle movenze, nel comportamento da branco, nel modo di essere sterminati. Non ammettere quanto questo titolo sia davvero next-gen in termini quantitativi è semplice malafede nei confronti di una console forse ancora acerba, ma con un grande potenziale. Per la cronaca e par condicio, ho anche PS4, ma al momento é li a prender polvere in attesa di inFamous. Fanboysmo zero, giurin giuretta.
  2. Ampiezza del mondo di gioco e sua esplorabilità, interni inclusi. Il dettaglio con cui ogni singolo elemento urbanistico-commerciale è realizzato e combinato con un level design raffinatissimo permette di offrire ogni volta soluzioni nuove, offrendo la scoperta di segreti e peculiarità del mondo di gioco in modo totalmente naturale, quasi mai pretestuoso (non parlo di trama qui).
  3. Si è già detto di quantità di elementi a video, ma Dead Rising 3 rappresenta anche la fiera dell'oggettistica a tutto tondo, dato che quasi tutto quel che si vede può essere raccolto e soprattutto utilizzato a fini pratici: gadget, veicoli, armi, progetti combo. Il tutto si traduce in un elemento ludico di quantità, fantasia, immediatezza ed efficacia.
  4. È divertente. Punto. Molto più dei due precedenti capitoli. Meno vincolato all'orologio, meno asfissiante, forse un filo più semplice e per questo in grado di liberare un goliardico spirito da massacro totale, misurato nella mia prima run in oltre 24000 zombi (ri)uccisi. E dico prima run perché, davvero, ne voglio una seconda, possibilmente in co-op con un amico. E per me la seconda volta è cosa più unica che rara. Oh, videoludicamente parlando eh!
  5. Le funzioni Smart Glass, che aggiungono feature, missioni ed iterazioni pensate ad hoc per la fruizione a doppio schermo. Il multiplayer drop-in/drop-off. I DLC, nonostante il prezzo e la polemica relativa ai 13Gb di patch. La modalità Nightmare  mode per i giocatori più cazzuti. Il prodotto è completo, supportato, vivo. Molto più dei "camminatori" che offre al massacro.


Ecco, cinque punti per riassumere quel che di Dead Rising 3 m'è rimasto nel cuore. Ma non v'è amore senza spine, si sa. Oppure no, non è proprio così il detto… Ad ogni modo, ecco cosa non funziona.


  1. Caricamenti dei checkpoint, dopo indesiderata dipartita. Non c'è alcuna soluzione di continuità durante il gioco ma se si muore... si attendono 10-15 secondi, si assiste di nuovo alla cut scene, si attendo altri 10 secondi e finalmente si riparte. Uff! Davvero, ci si metterebbe di meno a tramutarsi in zombi.
  2. L'IA dei sopravvissuti salvati, che a turno possono accompagnare il protagonista. Pur sufficientemente efficaci dal punto di vista offensivo, troppo spesso intralciano il passaggio negli interni o mentre si cerca di raccogliere oggetti. E snervano ogni volta che vanno attesi, soprattutto se il path tra loro e il giocatore è frammezzato da piccoli ostacoli comunque superabilissimi. In missioni dove il tempo è scandito da un conto alla rovescia, dover attendere a bordo di un veicolo che lo stupido di turno vi raggiunga è alterante, nonché negativo in termini di danni al mezzo stesso, se ci sono zombi a circondarlo. E ci sono, sempre.
  3. Doppiaggio in lingua italica. Meh. Soprattutto il protagonista, la cui piattezza emotiva troppo spesso stride col contesto narrativo. Meglio alcuni compagni di viaggio, ma se mi manchi il personaggio principale… Pollice verso.
  4. Dicevamo contesto narrativo. Beh... è un titolo Capcom. Il tono scanzonato con cui l'apocalisse viene parodisticamente trattata non rientra nei miei personalissimi gusti, più orientati a roba del tipo The Last of Us per intenderci. Non dico che la sceneggiatura sia oggettivamente brutta, l'asse principale funziona e si lega propriamente a quello dei prequel ma... vorrei più dramma, più paura (non troppa). Ma probabilmente se così fosse non sarebbe più Dead Rising...
  5. Boss fight. A parte un paio di eccezioni interessanti, la maggior parte degli psicopatici non richiede alcun tipo di studio. La chiave è sempre e solo quella di arrivarci ben armati e carichi di articoli rigeneranti. Il resto è quasi solo una progressione della resistenza del boss di turno, sia quelli imposti dalla missione principale sia gli Psycho opzionali. Detto ciò, qui non sono loro gli antagonisti principali, bensì la miriade di cadaveri ambulanti.


Ci siamo, cinque contro cinque, come la partita a calcetto del martedì. PROs vs CONs. A pagare da bere però sono i secondi, perché quel che Dead Rising 3 offre di buono è tanto tanto più rilevante di quel che invece stride. Manca il tocco finale da capolavoro, ma già così risulta ottimo titolo, lasciando ben sperare per un auspicabile quarto capitolo.
Unknown
Scritto da Unknown

2 commenti:

  1. Ottimo articolo. Mi hai fatto venire voglia di riprenderlo e completarlo. E te lo dice uno che si è giocato anche il tanto bistrattato secondo episodio dall'inizio alla fine, case Zero e case West compresi. Forse (e dico forse) la serie ha virato troppo verso l'ironia. Il primo episodio, in questo senso, rappresentava sicuramente un compromesso maggiormente equilibrato rispetto ai due sequel. Ma tant'è... Come dicevi tu, probabilmente è questo il tratto distintivo della serie, che altrimenti finirebbe per confondersi nella pletora di titoli che affrontano il mai tanto popolare tema zombie / infetti in modo catastrofistico.

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    1. Non dirmi quindi che non hai completato nemmeno una prima run??? Da te non me l'aspettavo! :) Da riprendere a rigiocare in co-op quanto prima!
      In attesa di un quarto episodio che a quanto vedo entrambe vorremmo un po' meno caciarone e più drammatico.

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